Sol chi non lascia eredità d’affetti

Stasera sono andato a vedere Still Life. Credo veramente sia uno dei film più belli, delicati e toccanti che mi sia capitato di vedere negli ultimi anni. Vi avverto però che nel proseguo del pezzo, per quanto mi sforzerò di non entrare nei dettagli, ci sarà un minimo di spoiler.
Come dicevo il film mi è piaciuto molto, nonostante investigasse una delle più grandi paure che io abbia: la solitudine.
Il protagonista è un impiegato comunale, oltre la quarantina e single, che si occupa di cercare i famigliari delle persone che muoiono sole e senza nessuno da contattare. Viene licenziato e il suo ultimo caso è quello di un uomo che viveva proprio davanti alla sua finestra e che viene trovato diverse settimane dopo la sua morte. Qui inizia un percorso di ricerca che è anche un percorso di immedesimazione del protagonista. Il finale, che non spiegherò,
non è affatto scontato e a leggerlo in un certo modo anche positivo e di speranza. Come diceva Ugo Foscolo “sol chi non lascia eredità d’affetti poca gioia ha nell’urna”.
Nel titolo poi si richiama il genere fotografico Still Life e questo richiamo permea anche tutta la fotografia del film, con lunghe inquadrature pressochè cristallizzate, quasi fossero più delle foto da osservare che delle scene da seguire. Fantastico.
Come dicevo il film potenzialmente poteva avere un effetto devastante sul mio umore, tanto sono sensibile al tema e tanto potevo ritrovarmi in alcuni tratti della storia. Le persone con cui l’ho visto infatti sono uscite anche molto toccate. A me invece ha dato un senso di serenità, di speranza, come il viso del protagonista nell’ultima inquadratura in cui è ripreso. Vi rimando ad un altro post notturno per il tema “come immagino il mio funerale”. Un grande classico senza tempo…

Pubblicato il 6 febbraio 2014, in Film con tag , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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