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Il pezzotto: beata ignoranza

La settimana scorsa ho scoperto dell’esistenza del “pezzotto” che, da quel che ho capito, era una sorta di decoder illegale. E’ salito all’onore delle cronache per una maxi retata contro la pirateria in tema di pay tv. Personalmente non posso che fare un plausa a certe iniziative. Probabilmente anche se pagassimo tutti, non pagheremmo meno, però non vedo perchè i soliti furbetti devono farla franca. Anche perchè (e dico questo per la mia esperienza di gente conosciuta) sono poi i primi a lamentarsi del magna magna di politici e affini. Come le cronache ci hanno, purtroppo, spesso dimostrato, chi ruba nel piccolo (messo nelle giuste condizioni) poi ruba anche nel grande.

Burioni da #epcc

Ho recuperato, con interesse, la puntata di E Poi C’è Cattelan che vedeva ospite il prof. Burioni. Se leggete un po’ il mio blog, sapete che sono decisamente provax. La curiosità verso questa puntata era però più che altro finalizzata a vedere come un conduttore normalmente “leggero”, nel senso buono del termine, avrebbe gestito un’argomento del genere. Devo dire che sono rimasto piacevolmente stupito da come lui (e la sua redazione) hanno gestito la cosa. Il passaggio fondamentale per me è stato quando, scusate se le parole non saranno proprio quelle precise, Cattelan ha detto “qualcuno ci obietterà che non proponiamo contraddittorio con chi la pensa diversamente. Qui però si tratta di scienza, non di opinioni e noi diamo spazio alla scienza”. Ok, potevo guardare con tranquillità il resto della trasmissione.

90° minuto

Per un mix di eventi (Cremonese tornata in B e nessun accesso a Sky) ieri sera mi sono trovato a cercare di vedere i gol sulla Rai. Scanalando ho trovato 90° Minuto. Trasmissione storica della televisione italiana. Sinceramente non mi ero mai posto il problema se questo programma esistesse ancora o meno. Vederlo mi ha messo una profonda tristezza. Il linguaggio visivo è rimasto quello degli anni ’80. Fredda cronaca delle azioni salienti. Stacco tra il primo secondo tempo SEMPRE con una frase tipo “con il montaggio di Mario Rossi, passiamo alla ripresa”, commento finale in studio con il telecronista che alle spalle ha i monitor della regia locale o della regia mobile. Le costanti scoppole prese da Sky (ma anche da Mediaset), non tanto a livello di soldi per i diritti ma proprio sul modo di fare televisione, non hanno insegnato nulla.

X-Factor, il televoto e gli hacker

X-Factor è finito. Non che mi abbia scaldato più di tanto come edizione (insulti ad Arisa a parte). Ho notato però un piccolo disclaimer che appariva durante le puntate e che trovate nella foto. In pratica il voto ormai è molto “social” ma la produzione non garantisce che qualcuno non entri a taroccare il voto. Già mi vedo schiere di schiavo in un call center o in una sorta di web farm, pagati per manipolare il voto. Non è poi così impensabile. 

Mediaset Premium ha fatto il passo più lungo della gamba?

premium-mediaset-logo

Originariamente questo post doveva chiamarsi “Mediaset premium ha le pezze al culo”. Pareva però un titolo un po’ forte e ho quindi deciso di declassarlo a questo preambolo.
Tutti sanno che la paytv del biscione si sia pesantemente indebitata per l’acquisto dei diritti della Champions League, proprio negli anni in cui le milanesi (con tutto il loro bacino d’utenza) uscivano dal giro della coppa europea più prestigiosa.
Questo non ha fatto certo bene ai conti della società e, probabilmente anche (o soprattutto?) per questo, è saltata la cessione ai francesi di Vivendi.
Oggi leggevo qualche notizia di borsa e ho trovato questa:

FATTO
Medusa, la controllata di Mediaset (MS.MI) che produce cinema, avrebbe ceduto a Sky l’esclusiva sui diritti TV dei film prodotti nella stagione 2016-2017, tra cui quello di Checco Zalone. Ne ha parlato ieri sera Reuters.

L’accordo riguarda solo la piattaforma pay tv: secondo Il Giornale Sky paga 20 milioni di euro per 16 opere. In precedenza, questi diritti venivano venduti senza esclusiva.

EFFETTO
L’operazione alleggerisce la base costi di Mediaset Premium, la quale aveva acquisito a giugno 2015 i diritti esclusivi per i film e le serie TV di Warner Bros (fino al 2020) e Universal (fino al 2018).

La coperta in casa Mediaset Premium è corta e quindi il gruppo cerca di monetizzare all’esterno, invece che tenere una risorsa all’interno. Giusto? Sbagliato? Intanto se le cose andassero bene, un’operazione del genere non sarebbe certo andata in porto…

Numerare le serie TV 

Notavo che una particolarità tutta italiana è quella di numerare, già dal titolo, le serie TV. È una particolarità soprattutto delle fiction Rai. Per esempio in questo periodo c’è molta pubblicità per Braccialetti Rossi 3 ma potrei anche fare tantissimi altri eventi, non ultimo “Gli occhi del cuore 2” (o magari anche tre). All’estero, o sulle serie straniere, questo non si usa. Come la vedreste la pubblicità di CSI Las Vegas 18 o Lost 5?

 

Quattro Ristoranti e un funerale

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L’altra sera riguardavo (credo su Tv8, che dovrebbe essere la vecchia DeejayTV) una replica della prima puntata di 4 Ristoranti. Per chi non lo conoscesse, è un programma condotto da Borghese dove quattro ristoratori, fra i quali vi è un comune denominatore, visitano a turno il ristorante degli altri e si danno i voti. A questi viene aggiunto quello di Borghese e si decreta il vincitore.

La prima puntata era sui locali post etnici di Milano. L’avevo già visto ma l’ho riguardato con piacere soprattutto per un motivo: in uno dei ristoranti ero stato e di recente ho saputo che ha chiuso. Se il programma deve fare da effetto volano… prima di tutto non ha funzionato e poi in questo caso non potrà sortire ulteriori effetti.

Si trattava del Boidem, un locale vegetariano/kosher. La puntata era stata vinta da M00shi, per festeggiare ci sono tornato ieri a pranzo (è a 5 minuti dal mio ufficio).

#SocialFace

A volte mi faccio veramente del male da solo. Potevo immaginarlo, potevo evitarlo. Invece no. Il tele masochismo che è in me ha avuto io sopravvento. 

Andiamo con ordine. Stavo cazzeggiando su MySky quando mi sono imbattuto in #socialface. Ecco. Un programma il cui titolo parte con un hashtag doveva farmi presagire una grande minchiata (un po’ come una canzone che ha un hashtag nel titolo, ma questa è un’altra storia), però mi ha incuriosito.

Apro la descrizione: otto webstar si sfidano su SkyUno. Mmm… No, non ci puo’ essere “lui”… Guardo il riassunto delle varie puntate e… Sì, lui c’è. Favij è arrivato anche su Sky.

Con la morte nel cuore ne scarico le prime due e parto con la visione. Come definirlo? YouTube che incontra Jackass. Questi… (Pausa nella scrittura: mi sforzo di trovare un termine che esprima il mio disprezzo per la qualità delle loro produzioni ma anche quel minimo di rispetto perchè comunque un certo sbattimento e impegno c’è lo mettono) soggetti vengono ripresi all’interno di una finta casa, dove fanno scommesse stupide e si sfidano ai videogiochi. Una roba di una noia e di una trasparenza di contenuti imbarazzante. 

Ho amici che mi hanno tolto il saluto perchè gli ho parlato di questa trasmissione e l’hanno quindi vista per curiosità. Temo che dopo questo post perderò anche qualche lettore.

#SocialFace: otto webstar si sfidano su SkyUno. 

Sorgente: #SocialFace | SkyUno | Favij, Greta Menchi, Simone Paciello | Anticipazioni