Archivi categoria: best post

La barba è una livella

13934971_10154370923499144_5083987670683527576_n

Io, con una nota vacca, intrigata dal mio look hipster.

La moda hipster ha aiutato la diffusione della barba. Personalmente ho applaudito questa cosa perchè, da anni, portavo una leggera barbetta e bramavo farmela crescere. La gestione della stessa, però, mi faceva desistere. La moda ho portato, come indotto, tutta una serie di barbieri specializzati e il gioco è stato fatto.

Detto ciò, il concetto base di questo post è un altro. Sì, perchè alla base di certi miei post ci sono pure dei concetti.

La barba è una livella, parafrasando Totò.

Sì, perché la barba ha (quasi) sempre un effetto positivo sulla percezione estetica di un uomo. Guardate me. Non sono certo mai stato un adone. Il tempo, lo ammetto, qualche punto me lo ha fatto recuperare (da teenager non si batteva chiodo…ed era anche giustificata la cosa). Però da quando ho la barba, sono percepito decisamente meglio. Ma non è un isolato caso personale: la middle class maschile è molto più popolata. Frequentatori dei percentili più sfigati del mercato vedono alzarsi le proprie quotazioni. Soggetti già più elevati hanno dei miglioramenti ma, percentualmente, inferiori.

Cioè: chi era figo, resta dalla parte giusta del mercato. Gli altri riducono il gap.

Uno non vale Uno – Tutti in trincea contro gli antivax

Ho scritto e riscritto questo post diverse volte. Selezionando quali link inserirvi e quale titolo dagli. Alla fine ho deciso di partire dall’intervista rilasciata da un pittoresco ministro del governo Macron: Cedric Villani.

Il concetto di fondo è che sugli argomenti tecnici non tutte le opinioni hanno lo stesso peso. UNO NON VALE UNO. Lo dice parlando di Le Pen, Trump e M5S. La massa (ammesso che sia massa) non ha sempre ragione. Internet non è (sempre) un luogo in cui si trova la verità. L’autodeterminazione ha dei limiti nel bene comune.

Passando ai fatti nostrani e a quello che sta succedendo in rete, gli antivax sono scatenati in rete contro il decreto legge sulle vaccinazioni obbligatorie. Bhè se qualcuno vuole ergersi a “genitore informato” si legga questi articoli, selezionati tra quelli che reputo più autorevoli, meglio scritti o più interessanti

Partiamo da un riassuntone di BUTAC sul decreto legge: Bufale un tanto al chilo Obbligatorietà vaccinale: il decreto legge – Bufale un tanto al chilo

Poi vi segnalo anche QUESTO ARTICOLO. Un po’ lungo ma molto interessante, che parla molto chiaramente delle basi scientifiche delle vaccinazioni.

Se non vi basta, visto che nelle battaglie importanti si trovano alleati anche fra chi non ci piace, eccovi una dichiarazione di Gino Strada, di cui ammiro l’impegno ma non apprezzo molto la persona. Col suo solito stile, dice che “qualche cretino dice che le vaccinazioni non servono”. GUARDATE QUA

Altra notizia recente è che l’Italia guiderà le strategie mondiali di vaccinazione per i prossimi cinque anni. LEGGETE QUA.

Tutto questo senza scomodare un professore che spende un sacco di tempo a replicare ai suoi detrattori in rete (Roberto Burioni)

Teppe, Teppisti e nani assatanati di sesso

villa_simonetta_660_1

Uno parte facendo una ricerca su internet su una villa milanese e si imbatte in una storia al limite dell’incredibile.

Tutto è scaturito cercando di Villa Simonetta, oggi sede di una scuola di musica. Da vari ricordi sulla storia milanese, rammentavo di una leggenda che narrava vi fosse (stato) un cunicolo che collegasse direttamente la villa con Castello Sforzersco. Parto quindi da wikipedia per verificare se ne parlano. Non lo fanno ma scopro che nel XIX secolo era sede della Compagnia della Teppa. Si trattava di un gruppo di goliardi e libertini figli di papà, che fanno sì che la residenza acquisisse anche il nomignolo di Villa dei Balabiot.

Non essendoci una pagina wikipedia sulla Compagnia, cerco su Google e trovo un altro interessante link del portale Milanoinsolita. Qui scopro diverse cose decisamente intriganti. Che in milanese “teppa” volesse dire “monello” o giù di lì, lo sapevo già. Ora ho capito anche che deriva da questa compagnia. Quello che non sapevo era cosa volesse dire originariamente in dialetto teppa:

così chiamati perché soliti radunarsi nelle gallerie sotto il Castello Sforzesco; gallerie ricoperte appunto di teppa, il muschio in milanese

Inoltre si racconta che questi simpaticissimi goliardi fossero dediti anche a pestaggi:

Oltre che a far sbruffonate la compagnia si dilettava a menare randellate ai passanti durante la notte con un bastone denominato “pagadebit”

Una piccola Arancia Meccanica milanese…

Si passa poi alla loro “bravata” più grossa, che li portò all’arresto e allo scioglimento della compagna, il tutto originato da un due di picche ricevuto da uno dei capi:

Per intere settimane setacciarono Milano in lungo ed in largo a caccia di nani che convocarono a Villa Simonetta promettendogli una notte di sesso selvaggio con delle prostitute. Al tempo stesso sparsero la notizia di una cena di gala, organizzata per le giovani della nobiltà più esclusiva. Queste ultime vennero rinchiuse in un salone in cui furono fatti confluire i nani assatanati che credettero di aver davanti a se le prostitute promesse con conseguente assalto e grande fatica per placare gli animi. Fu la volta in cui superarono i limiti e costrinsero le autorità ad arrestarli ponendo fine alla Compagnia. E’ a loro, e alle loro gesta, che dobbiamo il termine “teppista”.

Ed ecco spiegato che il termine “teppista” deriva dalla storia Milanese.

Il tutto prima di youtube, del branco, del bullismo. Oggi tutto va più veloce ma le nefandezze umane, purtroppo, non le abbiamo inventate ai nostri giorni.

“Tazze” is the new “Scarpe” aka La follia della donna reprise

Dalla mia esperienza domestica con Mrs Puck, ho cominciato a maturare una convinzione. Di recente mi è capitato di esternare la mia teoria ad altri esponenti maschili della mafia delle coppiette, trovando sostegno e conferme.

Tazze is the new Scarpe

In pratica la donna (ops, la GranDonna), così come non ha mai abbastanza scarpe, non ha mai abbastanza tazze.

Non solo la foggia è un elemento caratteristico ma, con mia grande sorpresa, la capienza è il vero fattore distintivo. A quanto pare, se non hai settantacinque capienze diverse, non puoi dire di avere una cucina completa.

Ok, ne prendo atto e cerco di essere conciliante: “va bene, buttiamo le mie vecchie sei tazze basiche dell’ikea”. La risposta: “eh… ma se vengono ospiti cosa usiamo?”

Silenzio. Assordante silenzio. 

Siccome, nonostante si stiano sciogliendo, c’è una canzone degli Elio e le storie tese per ogni evento della vita, ecco il brano ad hoc:

La democraticità dell’asse del water

Che siano commedie hollywoodiane o discorsi tra grandonne milanesi, quando si tratta di lamentarsi degli uomini di casa c’è una costante scritta nella roccia: la polemica sull’asse del water.

Ecco. È una cosa che mi fa veramente imbestialire.

Secondo le donne, secondo VOI donne, la posizione naturale dell’asse del water è abbassata. Perchè mai? A questa domanda ho sentito le risposte più disparate. La più gettonata è che se voi, mi rivolgo sempre alle care antagoniste, dovete andare al bagno di notte al buio, se l’asse è alzata rischiate di sprofondare nei meandri del sanitario. Ora, mi chiedo. Perchè mai dovreste non accendere la luce andando in bagno? Perchè non dovreste controllare se l’asse è alzata o meno? Ma soprattutto, quanti gravi infortuni domestici si sono verificati per fanciulle cadute in un water.

Non fraintendetemi, non sono qui a difendere la posizione “asse alzata”. Tutt’altro. Io non vedo perchè uno delle due fazioni debba per forza avere una situazione che le assicuri la posizione preferita, a discapito dell’antagonista.

Io sono un forte sostenitore del coperchio abbassato. Così noi uomini dobbiamo così alzare coperchio e asse. Voi solo il coperchio. La trovò una soluzione molto democratica, rispettosa delle altrui esigenze e soprattutto che non implica la prevaricazione di una parte sull’altra.

E non rompetemi il c***o. 🙂

 

Essere vecchio nell’essere nerd

Un nerd, quale io sono, per definizione dovrebbe essere sempre aggiornato sulle cose tecnologiche e essere all’avanguardia. Questo era vero soprattutto nella prima generazione dei nerd, alla quale io appartengo. Ora però ci si rende conto che anche i patiti di tecnologia possono essere legati a cose del passato. Un esempio classicissimo e il retro gaming. Io però mi sono reso conto di essere un vecchio nerd guardando come scrivo gli emoticon. Ormai tutti utilizzano le faccine a icona che abbiamo sugli smartphone. Stessa cosa su Facebook. Io invece mi rendo conto che sono ancora legato alla versione ascii degli smile. Quindi se devo fare una faccia sorridente, non vado a scegliere l’icona migliore, digito due punti trattino chiusa parentesi. Cose che i giovani d’oggi non possono capire… ci rimango quasi male quando i programmi convertono quello che scrivo in icona 🙂 

 

Un fiore per l’Armenia

Il 24 aprile verrà commemorato il centenario del genocidio dei cristiani armeni da parte degli ottomani. Robette da poco: un milione e mezzo di persone che molti paesi non riconoscono neppure, per non incrinare i propri rapporti con la Turchia. Della politica internazionale mi intessa poco. Visto che non posso andare a Berlino per la grande (spero) manifestazione e qui a Milano non ho trovato nessuna celebrazione particolare (ci sarà un convegno in comune ma dubito che i normali cittadini possano entrarci) ho pensato a come poter commemorare nel mio piccolo questo tragico evento.
Vicino all’Università Cattolica c’è un  khatchkar, la classica stele armena. Il 24 aprile andrò a deporre dei fiori e (ci provo) invito anche voi a fare lo stesso. Il giorno seguente lì a fianco ci saranno le commemorazioni del 25 aprile, chissà mai che qualcuno si domandi il perchè di quei fiori e magari scopra questo genocidio sconosciuto ai più.

Vi segnalo anche un recente articolo di Internazionale sull’argomento e sui rapporti Santa Sede e Turchia.

La legge di Puck sulle All-Star bianche

Da prima nata come osservazione. Aggiunta poi ai “desiderata” scherzosi per la mia prossima fidanzata.
Ora, dopo una sempre più attenta e diffusa osservazione sociale posso farla assurgere a rango di legge:

Ogni donna che possegga e utilizzi un paio di All-Star bianche è, come minimo, piacente.

Primo corollario: più la scarpa è cangiante e più la tipa è gnocca
Secondo corollario: esiste una società segreta di venditori di scarpe che non consente alle bruttine di acquistare suddette scarpe. Chi fallisce in questo è spedito a lavorare da Pittarello.