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L’arte arriva dove la politica latita

Più che parlarvi io di quanto successo, vi rimando all’ottimo articolo di Tempi.it

In pratica si tratta di un concerto che ricorda il genocidio armeno e che la turchia ha cercato in tutti i modi di impedire che andasse in scena. Invano, fortunatamente.

Sorgente: Armeni. Orchestra di Dresda le suona alla Turchia | Tempi.it

Ora tutti parlano del Genocidio Armeno

Su Google ho attivo un alert per tutte le notizie che arrivano dall’Armenia. In passato le fonti che parlavano del Genocidio Armeno erano solo piccoli siti specializzati in questioni mediorientali e stampa indipendente. Ora tutti ne parlano apertamente. L’evento scatenante, alla base, è che il 24 aprile si commemorerà Il centenario di questo fatto storico (perché questo è, con buona pace della Turchia). Il vero motivo è però che ne ha parlato senza mezze parole Papa Francesco, quanto mai il pontefice che ci voleva. Ecco che quindi testa più importanti ora non possono soprassedere sull’evento.

Genocidio Armenia, perché dobbiamo parlarne apertamente – Il Fatto Quotidiano.

Il genocidio sconosciuto

Oggi, 24 aprile, come ogni anno si ricorda lo sterminio armeno. Un genocidio che, per motivi politici, ancora pochi paesi riconoscono ufficialmente. Se volete farvi un’idea, vi consiglio il libro La Masseria delle Allodole. O almeno leggete questo articolo.

Il giorno della memoria: Vento di primavera e altro

In questi giorni le manifestazioni sul Giorno della Memoria si moltiplicano e anche i palinsesti televisivi fanno la loro parte. Ieri sera su Sky ho visto “Vento di Primavera” che racconta la deportazione di oltre tredicimila ebrei da Parigi. Un film molto bello e toccante che consiglio vivamente.
Anche lo sport ricorda quest’infamia e il sito del Corriere.it racconta la storia Arpad Weisz, allenatore dell’Ambrosiana morto nei campi di concentramento, a cui è stata dedicata una targa allo stadio Meazza.

Ricordiamoci però che la Shoah non è stata purtroppo un episodio isolato e nella storia molti altri genocidi sono stati perpetrati, rimanendo troppo spesso nell’ombra.
Personalmente mi sento vicino a quello del popolo armeno, ancora negato (o quantomeno non riconosciuto ufficialmente) dalla maggior parte degli stati cosiddetti civili.