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Penale
Un curatore fallimentare sa che periodicamente verrà chiamato a testimoniare in processi penali. Qui verrà, spesso, trattato peggio dell’imputato. Io sono curatore dal 2009 e da sempre aspetto questo “debutto”. Per due volte convocato, non sono poi mai stato sentito. Oggi invece mi è toccato. Alla fine era una pratica semplice e me la sono cavata, anche se non in modo brillantissimo. Diciamo che per certi versi assomiglia ad un esame davanti ad una commissione, dove tutti a turno ti chiedono qualcosa. Giovedì sarà molto peggio: ho una pratica più complicata sulla quale deporre e sicuramente verrò attaccato dall’avvocato difensore. Perchè? Perchè si fa così… vedremo…

La madre dei folli è sempre incinta
Per fortuna ieri non stavo bene. Per fortuna, perché se no poteva anche accadere che andassi in tribunale, proprio nella sezione fallimentare, dove ieri c’è stata la sparatoria.
Conoscevo il giudice ucciso. Non bene come altri magistrati della sezione ma lo conoscevo. Quello che fa più impressione è che ogni tanto io scherzo, soprattutto quando devo fare delle uscite per dei nuovi fallimenti sul “vado a farmi sparare”. La verità è che comunque un po’ di rischio c’è in certi ambiti, per questo non lascio quasi mai che le mie socie escano sole. Poi il tipo di questa volta era un folle “insospettabile”, però è innegabile che la cosa mi ha fatto pensare. Soprattutto perché il giudice è stato freddato nel suo ufficio, nel corridoio che io, i miei genitori, le mie socie (anche la mia ex) frequentiamo spesso.
Non si deve mai dare nulla per scontato.
Il mercato non perdona – 2
C’era una volta in piazza Virgilio (in centro a Milano, tra Cadorna, Conciliazione e Santa Maria delle Grazie) una panetteria classica, di quelle che sono uguali da decenni. Panini, focaccine, qualche panino per la gente degli uffici e l’immancavile frigo per il latte e qualche bibita fresca. Un giorno dall’alta parte della piazza aprirono un’altezzoso fornetto. Stile minimal, panini bio o comunque non il solito pane, muffin e torte in stile americano. Bello ma tra me e me non gli davo un anno di vita. Ben presto le quantità sui banconi hanno cominciato ad assottigliarsi, non perché ne vendessero molte ma perché ne facevano poche perché se no gli rimanevano sul groppone. Poco più di sei mesi e quello che ne resta lo vedete nella foto qui sotto. Inutile dire che la storica e poco trendy panetteria continua tra alti e bassi (come tutti) la sua attività.
Il mercato non perdona
Cosa c’è di strano nel temporary store, piuttosto anonimo, della foto? A passarci davanti ora nulla. Del negozio che c’era prima invece vi scrissi in luglio, con un post intitolato “quando la realtà eguaglia le fantasie più assurde“. Lì praticamente utilizzavano stampanti 3D per fare delle statuette realistiche di persone. Chiosai l’articolo dicendo “non arriva alla fine dell’Expo”… ho sbagliato: non ha resistito neppure al suo inizio!
Se proprio vuoi fallire, dillo.
Per motivi professionali, ho una certa esperienza nell’osservazione delle crisi aziendali. Basta però guardarsi in giro per strada per notare da soli come in questi anni sia difficile avere un’attività commerciale. Anche chi si impegna fino in fondo rischia di non riuscire a raccogliere i frutti. Se però anche tu ti ci metti a semplificare la vita alla malasorte…
E’ questo il caso di una panetteria che ha aperto vicino al mio ufficio qualche mese fa. Fin da subito si è visto fosse un tantino pretenziosa. Grafica molto modarola, interni trendy, peccato che sul bancone ci fossero due pani in croce e quattro muffin. Gli abitanti del centro possono anche essere abituati ad un certo tipo di cose pettinate ma alla fine chi fa la spesa sono vecchie signore o badanti. La milf con la puzza sotto il naso e zone limitrofe non ti consentono di tenere aperto un posto che in fondo vende generi di largo consumo (e con basso margine).
Risultato: dopo pochi mesi ha chiuso. Come avevo pronosticato in tempi non sospetti.
C’è da dire che non sempre ci azzecco, due vetrine a fianco c’è una sorta di paninoteca gourmet che avevo catalogato come “dead man walking” eppure sopravvive. Si vede che è riuscita a crearsi un buon giro in pausa pranzo… tra chi vuole spendere 10 euro per un panino che io catalogherei come tartina.
Come avrete capito io non sono tra i loro clienti.
Han comprato la moto Morini…l’han comprata soltanto per te… :)
Moto Morini acquistata all’asta da due imprenditori milanesi – Corriere di Bologna.
Come non sorridere leggendo questa notizia e pensando a una vecchia, scurrile, canzone?


