Archivi Blog

Pessimi bluffatori

Ieri sera solito torneino settimanale di texas, nel mio club preferito. Il più regolere, il più corretto, il più simpatico. I pokeristi, quelli del texas soprattutto, sono molto conoscitori della rete, soprattutto per quando riguarda il proprio gioco. Non per niente molta della "attività" lì si pratica, lì ci si informa, lì si hanno risorse di vario tipo.
Dialogo di ieri sera:
"Ma hai visto il filmato di (blablabla non ricordo) su PokerTube?"
"No, cos’è PokerTube?"
L’interlocutore non si scompone più di tanto per la domanda dell’altro e risponde, in modo simpatico.
"E’ un sito di filmati di poker, un pò lo YouPorn del Poker" risata generale, a questo punto uno vuole fare ancora più il brillante e interviene.
"Cos’è YouPorn?" risata ancora più fragorosa, anche dell’interessato che non riesce a reggere il bluff più di tanto. Ci sono cose che si possono anche non conoscere, altre che è ipocrita cercare di millantare che almeno non si sappiano.

Nun me collà

Ne ho viste di parodie di "sincerità" ma questo, per gusta personale e argomento, è per me una delle migliori.
Menzione di merito per Blanco, che dopo questo video è il mio Pro italiano preferito Anche Minieri però non se la cava male…

Ricetta vincente

Prendere 3 euro.
Investirli nel torneo step 2 di Pokerstars. Qualificarsi allo step 3. Arrivare allo step 4. Guadagnarsi un ticket per un torneo da 100 euro.
Utilizzarlo nel Sunday Special, con montepremi garantito di 50.000 euro. Giocare chiuso chiuso chiuso. Andare corto. Fare un paio di double up. Far scoppiare la bolla. Sbagliare una lettura e finire in the money come 68esimo.
Risultato finale: 160 euro, tutto nel rispetto della legge. 

La prima volta non si scorda mai…

Gioia e giubilo. Oggi, per la prima volta, ho fatto un prelievo da un pokerroom. Da pokerstars.it ho prelevato quanto avevo depositato il 14 marzo, giorno della mia registrazione. Ora gioco con gli utili, che sono superiori addirittura superiori a quanto prelevato. Speriamo duri.

C'erano una volta una caviglia destra e maldestra, cinque euro e un sogno

C’erano una volta una caviglia destra e maldestra (la mia) che mi ha costretto a una mezza giornata a casa.
C’erano una volta cinque euro, depositati sul mio conto di pokerstars.it
C’era una volta un sogno: quello di partecipare all’ept di Sanremo.
Unite queste tre cose e ottenete il mio pomeriggio di ieri. Piantonato ha casa ho deciso di provare il torneo da 5 euro, prima fase delle qualifica. L’ho passato senza grossi patemi. A questo punto ero qualificato per il secondo torneo, da 20 euro se mi fossi iscritto direttamente. Lì sono partito male, colpa mia, ma un Re al river mi ha rimesso in carreggiata. Da lì poi lascrime e sangue, fino a strappare l’ultimo posto libero per la finale (valore 100 euro).
All’ultimo step, 53 partecipanti e un solo vincitore, il mio sogno si è, almeno per ora, incagliato. Poche carte buone e serata prematuramente finita. Con soddisfazione comunque e una certezza: Yes, we can.

L'orgoglio non si porta al tavolo verde

Ieri sera giocavo il solito torneo settimanale di texas hold’em nel solito circolo. Ho giocato bene tutta la sera ma poi, al final table, a ridosso della zona punti, ho commesso un fatale errore: ho giocato d’orgoglio. Ho provato a essere più furbo di un giocatore che considero molto furbo. Volevo dimostrare la mia superiorità a dispetto delle mie carte. Lui, giustamente, spingeva il gioco e io ho voluto dimostrare di non essere da meno. Ho giustamente perso. Lasciare alcune mani è uno delle cose più difficili da imparare nel texas. Le grandi vittorie spesso nascondo anche da (apparentemente) vili ritirare.

Oggi giocavo online in pausa pranzo un paio di tavolini da pochi euro. Ero di pessimo umore, molto nervoso. Ho giocato aggressivo e ho perso. Ancora una volta l’orgoglio mi ha fatto perdere: bisogna accettare che ci sono momenti in cui non si è con la mentalità giusta per giocare. Nessuno è sempre pronto al 100%.

Nota bene: l’orgoglio non va portato al tavolo verde.

C'era una volta

C’era una volta… anzi c’erano gli anni in cui il mio amico Simon ed io (con altri) facevamo sempre le vacanze negli Usa, passando sovente da Las Vegas. Ci siamo conosciuti nelle redazioni delle riviste di videogiochi e in quegli anni mi raccontava di un ex recensore che si era trasferito negli states. Ogni anno la storia aveva aggiornamenti. Prima era a Las Vegas per fare il dealer, poi si era trasferito chissà dove in non so quale casinò, poi era tornato nella capitale del gioco d’azzardo per diventare giocatori di poker professionista. Da noi ancora l’hold’em non era conosciuto e io pensavo si parlasse di cinque carte. Poi anche da noi è arrivato questo stupendo gioco e io mi ci sono appassionato. Sono cominciati ad emergere anche i primi professionisti italiani, tra i quali uno dei più famosi è sicuramente Max Pescatori. Rivedo Simon un pò di tempo fa e salta fuori "ti ricordi quello di cui parlavamo?" Eccolo quindi, dalle pagine di The Games Machine a quelle del magazine del Corriere della Sera…

Corriere della Sera.it
«Check». La parola in inglese significa “controllo”, “verifico”, con intonazione assai rigorosa. In Italia, di questi tempi, è un segnale di riconoscimento: distingue chi gioca a poker hold’em dai vecchi habitué che praticano ancora il poker vecchia maniera, quegli antiquati che si ostinano a dire “cip” per proseguire la partita senza aggiungere nuove puntate. «Check», Leggi ancora