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“Non sono un uomo vissuto, sono un uomo che vive”
Ieri gli Elio e le Storie Tese cantavano a Sanremo (ci sarà tempo per parlare della loro canzone in un’altra sede) e quindi ho provato a vedere quanto resistevo guardando il Festival, in attesa della loro esibizione. Passano le prime due Nuove Proposte, tutto sommato carine (la prima era anche tipa molto Puck…). Parte la seconda sfida e canta tale Irama. Quando nel testo (scritto da lui) sento “non sono un uomo vissuto, sono un uomo che vive” il vaffa e il cambio di canale si stati istantanei e simultanei. Di Sanremo avevo già visto abbastanza…
Per vedere Elio mi sono affidato ad un mix di zapping e segnalazioni degli amici via web.
Sorgente: Analisi/ Testo “Cosa resterà” brano di Irama, Festival di Sanremo 2016
Fratelli al cinema
Stamattina spulciavo ansiosamente le mie fonti informative, alla ricerca di qualche ispirazione per il blog. Legge elettorale/Renzi/Pd/Berlusconi? No grazie. Proviamo su internazionale… i dieci modi per riprendersi da una nottata insonne. Io ho dormito bene ma ho ancora sonno, per me non hanno nulla? Solo l’Huffington, molto in fondo nella homepage, aveva una notizia degna di nota: I fratelli Coen saranno i presidenti di giuria a Cannes. Dei fratelli che fanno cinema per omaggiare i fratelli che il cinema l’hanno inventato. Ok, però potevano nominarli anche solo per i meriti artistici.
Red Army
Nonostante negli anni abbia preso in giro il Milano Film Festival (più che altro una parte dei suoi appassionati), quest’anno avevo iniziato a guardarne il programma con occhi diversi. Per un breve lasso di tempo avevo pensato di fare l’abbonamento. Più realisticamente avevo puntato un paio di titoli decisamente interessanti. In cima alla lista c’era Red Army. Si tratta di un docufilm (credevo un film vero e proprio e invece…) che parte dalla storia di Slava Fetisov per raccontare dalle sue parole cosa fosse la cska e la nazionale russa di hockey durante la guerra fredda. In pratica una macchina da propaganda. Interviste e filmati storici sono montati con molta sapienza, alternandosi con gran ritmo e una cura dei particolari che fa raccontare molto anche ai silenzi degli intervistati, più che alle loro parole. Oltre all’aspetto politico c’è anche quello sportivo perché se non segui l’hockey non puoi capire fino in fondo cosa sia la scuola russa rispetto a quella nordamericana e come siano intrinsecamente diverse. Un must.
Per chi poi vuole approfondire un particolare evento narrato nel film, consiglio The Miracle: pellicola americana che racconta “alla americana” la semifinale di Lake Placid tra lo squadrone russo e gli universitari americani. Match ribattezzato dai giornalisti “The Miracle on ice”. Ricordo che poi un giocatore di quella formazione ha vinto Lo Scudetto (con le maiuscole) del H.C. Milano Saima: Mark Johnson
Inciso: l’utenza era quasi esattamente quella che mi aspettavo e di cui avevo parlato in un vecchio post che non ritrovo più.
Un post snob. Sottotitolo: il malcelato orgoglio di apprezzare (davvero) Elio e le storie tese
Sono passati i tempi, ripresi dagli stessi Eelst nell’intro del loro primo album, in cui si veniva presi in giro anche solo a proporre agli amici l’ascolto di questo simpatico complessino. Ora Elio e soci sono conosciuti ma dire che sono apprezzati è diverso. Osannati dalla critica, il pubblico spesso si ferma solo alla loro esteriorità più forte, fatta di trasformismo e di testi provocatori.
Io sono un fan della prima ora. Uno di quelli che nell’88 (e anche prima) si scambiava le cassettine con gli amici. Uno di quelli che aveva il live di Borgomanero. Uno di quelli che quando li faceva ascoltare riviveva scenette come questa (della suddetta intro):
“Vabbè, però c’ho anche un disco nuovo che mi sono cattato che è mondiale, una bomba.”
“E attento che non ti esploda nel culo!”
“Ah ah ah ah!”
“Che sbiancata!”
“No, ma ascoltiamolo, e poi, cioè, è po… è troppo…”
“Sì ascoltiamo, senti che merda!”
“Tua Prinz!”
“Eh?”
“Troppo!”
Lo ammetto, sono snob. Io godo nell’apprezzare gli Elio e le storie tese. Io ho un malcelato istinto di superiorità verso chi li denigra. Io mi esalto ascoltando in cuffia La Canzone Mononota e sentendo tutto quello che c’è sotto nella base.
Ovvio, non sono un fanboy (non ne avrei neppure più l’età…) che li difende a spada tratta. Per esempio spesso mi trovo a discutere con altri apprezzatori degli Eelst sulla superiorità dei primi album rispetto agli ultimi, preferiti a quanto pare da chi ha meno anni di me. Per esempio odio le scelte delle loro scalette nei live. Per esempio mal sopporto Mangoni.
Da Mangoni a Mengoni… che probabilmente stasera vincerà Sanremo. Così come diciassette anni fa qualcuno vinse il Festival mentre io avevo i lacrimoni dal ridere per La Terra dei Cachi. Vincerà Mengoni, o chi per lui, complimenti. Però noi Fave siamo un gradino più su… 🙂
