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Ora come faccio a mangiarli?

Quest’estate la mia curiosità mi portò a occuparmi (prima) e provare (poi) i Saikebon. Certo non si parla di alta cucina ma per una pausa pranzo di emergenza possono passare. Andando una volta all’esselunga stavo per riacquistarli, poi ho trovato un’altra marca di noodle più fighettoni (costavano ben il doppio! Circa due euro e cinquanta). Li vedete nella foto. Presi quelli e da allora sono pronti per l’emergenza, nella scatola delle mie razioni K in ufficio.
Con questo lungo preambolo arriviamo all’altra sera, quando mi hanno postato in un locale di noodle e ramen decisamente buono. Come si fa ora a tornare a mangiare quella roba liofilizzata? Per fortuna che quando ho fame non guardo in faccia nessuno.

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Fare del junk food qualcosa di trendy

Di recente la Star ha provato a lanciare, anche se sarebbe meglio dire rilanciare, sul mercato italiano i noodle istantanei. Non è una grande novità perché cose del genere, d’importazione, si trovavano già in diversi supermercati. Quello che fa ridere e il maldestro tentativo di rendere trendy quello che nel resto del mondo e cibo di bassa qualità. Probabilmente si è tentato di cavalcare la crescente moda nei ristoranti di noodle, udon e ramen. Anche il nome scelto è patetico e anche latente mente razzista, un po’ come quelle datate barzellette che prendevano in giro i termini asiatici con il ministro dei trasporti Fur Gon Cin o il pilota Tho Fuso La Moto. Ecco comunque lo spot, decisamente trash.