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Ora come faccio a mangiarli?
Quest’estate la mia curiosità mi portò a occuparmi (prima) e provare (poi) i Saikebon. Certo non si parla di alta cucina ma per una pausa pranzo di emergenza possono passare. Andando una volta all’esselunga stavo per riacquistarli, poi ho trovato un’altra marca di noodle più fighettoni (costavano ben il doppio! Circa due euro e cinquanta). Li vedete nella foto. Presi quelli e da allora sono pronti per l’emergenza, nella scatola delle mie razioni K in ufficio.
Con questo lungo preambolo arriviamo all’altra sera, quando mi hanno postato in un locale di noodle e ramen decisamente buono. Come si fa ora a tornare a mangiare quella roba liofilizzata? Per fortuna che quando ho fame non guardo in faccia nessuno.
Sarannopoibon?
Visto che da ieri ho ripaerto l’ufficio e che in Cadorna in questi giorni non c’è praticamente nulla di aperto per mangiare, ho deciso di farmi del male e portarmi la schisceta. Non so se vi ricordate i Saikebon di cui vi parlai mesi fa. Ecco, ieri sera mentre facevo la spesa (inciso: è tornata la mia cassiera preferita, sempre più hipster, sempre più gnocca, altamente abbronzata), ho deciso di farmi del male e di comprarne una conferzione da provare oggi. Mi ha convinto a fare ciò vedere una mia compagna di vacanza mangiarne avida (tipo quelli, non esattamente quelli), così come ne mangiavano avidi tutti i turisti orientali trovati in giro. Eccomi qui in ufficio con la mia confezione. Apro. Verso la bustina. Scaldo l’acqua nel microonde. La verso. Aspetto. Assaggio.
La prima impressione (che penso sia anche una realtà lapalissiana) è che il sapore non sia proprio “natuarle”. Se escludiamo questo e partiamo dal presupposto che il mangiare sano sia un’altra cosa, non sono male. Direi che potrebbero rientrare nelle mie Razioni K per le emergenze.
Fare del junk food qualcosa di trendy
Di recente la Star ha provato a lanciare, anche se sarebbe meglio dire rilanciare, sul mercato italiano i noodle istantanei. Non è una grande novità perché cose del genere, d’importazione, si trovavano già in diversi supermercati. Quello che fa ridere e il maldestro tentativo di rendere trendy quello che nel resto del mondo e cibo di bassa qualità. Probabilmente si è tentato di cavalcare la crescente moda nei ristoranti di noodle, udon e ramen. Anche il nome scelto è patetico e anche latente mente razzista, un po’ come quelle datate barzellette che prendevano in giro i termini asiatici con il ministro dei trasporti Fur Gon Cin o il pilota Tho Fuso La Moto. Ecco comunque lo spot, decisamente trash.

