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La maledizione lavorativa di capodanno
Da sempre sono abituato a non tirare particolarmente tardi la sera in ufficio. Le eccedenze lavorative preferisco in genere gestirle con i sabati mattina lavorativi. Questo, da un paio d’anni a questa parte, ha una preoccupante eccezione: la settimana di capodanno. L’anno scorso il 30 avevo lavorato fino a tarda sera coi colleghi e il 31 fino alle cinque del pomeriggio, per colpa di un Concordato Preventivo. Quest’anno tutto sembrava risolversi al meglio: alle 17.30 del 29 dicembre mi preparavo a uscire, con i documenti per una riunione la mattina dopo. Il 2015 lavorativo doveva concludersi così. Invece no. Ieri è scoppiata una magagna. In ufficio fino alle 23.30, oggi trasferta verso Bergamo a raccogliere una firma e riunione di oggi spostata a domani. Ottimo direi.
Voce di un uomo che grida nel deserto
Anni fa, in ufficio, cambiammo la fotocopiatrice. Stufo di vedere che quella vecchia veniva trattata coi piedi, produssi il cartello che ci propongo qui sotto. Inutile dire che rimase fondamentalmente inascoltato è che ora fa ancora bella mostra di sé, ignorato è un po’ ingiallito. Adoro le cause perse.
L’ora che non passa
C’è un’ora nel corso della giornata che, statisticamente, vi passa molto meno delle altre? A me sì: dalle 15 alle 16. Riprendo alle 14 e la prima ora vola. Dalle 16 si inizia ad essere in discesa. Ma quell’ora lì…

