Jim e Ian
Domenica il team europeo si è aggiudicato la quarantesima edizione della Ryder Cup. Il livello di gioco, soprattutto l’ultimo giorno, è stato clamorosamente alto. Tra i tanti campioni in campo difficile dire il mio preferito. Restringo la scelta a due, molto diversi fra loro. Il primo e Jim Fyrik. Statunitense, uno dei giocatori di maggiore esperienza in campo. Una certezza. Da anni al vertice del Tour americano, non è certo tra i giocatori più noti al grande pubblico, soprattutto se raffrontato alle sue qualità e a quello che ha vinto. Come mai? È un anti personaggio. L’apoteosi del medioman al potere. Impossibile che non mi ci si immedesimi almeno un po’. Tanti fanno i fenomeni, lui è sempre lì. Al vertice.
L’altro è l’europeo Ian Poulter. Se io fossi il capitano di Ryder, prima convocherei lui, poi penserei al resto della squadra. Il motivo? Bhè forte è forte, non si discute, ma se si gioca un matchplay può battere chiunque. Soprattutto in Ryder, quando giochi davanti a 40.000 persone. Un cagnaccio ciò con un cuore grande così. Anche quando non è in giornata non molla mai e sotto pressione può sempre tirare fuori qualcosa dal cilindro. Come attitudine agonistica mi piace pensare di rivedermici.
Pubblicato il 30 settembre 2014, in Giorno Marmotta con tag 2014, furyk, Golf, greneagles, ian, jim, poulter, ryder cup. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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