Cosa mi resta del London Pride 2018
Oggi, senza averlo premeditato ma sicuramente avendolo deciso, abbiamo seguito il passaggio del London Pride 2018. Qualche considerazione sparsa.
– Definirlo Gay Pride è riduttivo e provinciale. Tante sono le anime della manifestazione e neppure tutte riguardano l’identità sessuale di una persona.
– Dopo le polemiche italiane sul Pride, le derive populiste di casa nostra e le discussioni in cui, pure io, sono finito su Facebook, mi è sembrato quasi doveroso partecipare e mi sono pentito di non esser andato a quello di Milano settimana scorsa. Se dal Pride si deve ripartire per arginare certe derive, ben venga.
– Massiccia partecipazione di grosse società alla parata. Da un lato potrebbe voler dire mercificazione ma mi piace leggerlo più come un voler rappresentare una presa di coscienza sociale. Si spera non solo di facciata.
– Ho molto apprezzato la presenza mussulmana. So che dopo il Pride di Milano, un partecipante mussulmano di casa nostra è stato minacciato. Siamo vent’anni indietro.
-Ho apprezzato tantissimo anche la presenza ufficiale delle varie forze militari e dell’ordine. Anche in questo siamo molto indietro a casa nostra. Non ce li vedo i poliziotti fare outing e marciare in divisa e arcobaleno sulla guancia. O neppure quello: essere etero e marciare in divisa e arcobaleno sulla guancia.
– Sì, sono cattolico ed ero al Pride. Su alcuni temi forse non sono totalmente d’accordo con la maggior parte dei partecipanti, però è giusto esserci, rispettarsi e poter parlare. Da questo punto di vista sono molto più vicino a loro che alla leghista con cartello sul crocifisso e che magari non va neppure a Messa la domenica.
Pubblicato il 7 luglio 2018, in Giorno Marmotta con tag lgbt, London Pride, londra, parade, parata, populismo, pride, pride 2018, resistenza. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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