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La valenza populista del caps lock

Lo ammetto, questa idea non è mia ma è di una conoscenza trasversale su Facebook (Roberta Penny Albano, che ci tiene a essere espressamente citata). Però è interessante e vale la pena approfondirla.

Di base ho sempre pensato, o meglio ho sempre saputo, che l’uso del Caps Look (per chi non fosse avvezzo: le maiuscole fisse) per scrivere in internet o comunque su mezzi telematici fosse un segno di maleducazione. Così infatti insegna la netiquette, che dice che l’uso della maiuscola equivalga al gridare. Oggi mi facevano giustamente notare che in un ambiente sempre più populista e in cui il dibattito è ridotto ad una gara a chi grida più forte, sempre più spesso il caps look è la prassi.

Anche qui si dimostra la poca educazione italica e la necessità di abbassare i toni.

Il piacere della discussione

A me piace discutere, nel senso più positivo del termine. A volte i toni posso anche diventare accesi ma quando c’è passione è inevitabile. Non si deve per forza parlare dei più alti sistemi. Una buona discussione puo’ parlare di economia come di calcio, di politica come di cinema. Trovare persone con cui è un piacere confrontarsi e discutere è sempre più difficile perché ci devono essere alcuni elementi fondamentali. Vediamo cosa cerco in una controparte.
Prima di tutto, ma questo è palese, non deve pensarla come me. Il confronto arricchisce, non a casa alcuni dei miei migliori amici o amiche hanno posizioni anche inconciliabili alle mie. Però i genere ci sono tutti i punti di seguito.
La propria posizione dev’essere consapevole e non frutto dell’imbonimento di qualcuno che parlava/scriveva bene o semplicemente urlava più di altri.
Soprattutto però ci dev’essere l’ascolto attivo (talvolta paziente, non tutti hanno il dono della sintesi) e la disponibilità di mettersi i gioco nel dibattito.
Una volta perdevo tempo a discutere anche con persone che non meritavano. Gente il cui fine era solo prevaricare l’interlocutore anche in modo verbalmente violento pur di avere l’ultima parola. Ora molto meno, quando capisco con chi ho a che fare preferisco chiudere lì e lasciarsi alle loro convinzioni. Anche a quella di aver avuto l’ultima parola.