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Il dilemma del lettore cinefilo
Non sono un lettore incallito anche se, come vi scrivevo, grazie al mio recente acquisto di un kindle ho ripreso in mano un po’ di libri che avevo in giro sbocconcellati.
Uno di questi è Non buttiamoci giù, di Nick Hornby. Sicuramente uno dei miei autori preferiti. Sono ancora verso metà e visti i miei ritmi mi ci vorrà molto. L’altra sera ho scoperto che è in uscita nelle sale italiana il film tratto dal romanzo. Che fare? Di sicuro non riesco a finire il libro e poi vedere la pellicola mentre è ancora in prima visione. Una cosa è vedere un film di cui hai letto il libro, un’altra è fare una cosa del genere e rovinarsi lo svolgimento della trama con quella che è inevitabilmente una riduzione ed una interpretazione. Io mi sto ancora facendo un’opinione di JJ, Martin, Jess e Maureen, non so se voglio scoprire ora come li ha immaginati il regista. Anzi lo so: non voglio saperlo. Deciso: finirò il libro e magari il film lo prenderò in dvd.
Libro vs Film
Storicamente i grandi fans di un libro, escono delusi dopo aver visto la sua trasposizione cinematografica. Probabilmente è una questione innata nei due mezzi: il libro ti consente di costruirti una tua immagine della storia che leggi, il film è l’immagine che ne ha tratto qualcun altro.
Poi ci sono libri che si prestano meglio di altri. Le grandi saghe fantasy inevitabilmente vengono ridotte all’osso, mentre autori come Nick Hornby (forse il mio scrittore preferito) subiscono meno la scure cinematografica. Bisogna anche aggiungere che se poi è l’autore a curare la sceneggiatura (come in Febbre a 90°) la situazione migliore. Diciamo che è una interpretazione autentica, come si dice in linguaggio giuridico.
Ora è uscito nelle sale “E’ nata una star?”. Onestamente non conoscevo questo romanzo di Hornby, mea culpa, non sono mai stato un gran lettore e da un po’ di tempo a questa parte lo sono ancora meno. Tra l’altro per la prima volta un suo romanzo è portato al cinema da italiani… per giunta con un’attrice che, pur brava, non è che mi faccia molta simpatia.
Leggere il libro o vedere il film?
Per ora ho ordinato il volume su Amazon, poi si vedrà.
Pensieri dell’infimo dei tifosi cremonesi
Passatemi il paragone biblico: così come San Paolo si è definito “l’infimo degli apostoli”, io mi sono sempre definito “l’infimo dei tifosi cremonesi”.
Per tanti motivi. Prima di tutto perchè da piccolo, quando onestamente di calcio ne capivo ben poco, ero tifoso del Milan. Poi come folgorato sulla via di Damasco, ho scoperto che il mio vero amore calcistico era la cremo. Nick Hornby dice che così come non si puo’ scegliere la donna della quale innamorarsi, così non si sceglie la squadra per la quale tifare. Sono perfettamente d’accordo.
Altro motivo per il quale mi definisco infimo è che spesso sono lontano sia dalla mentalità ultras che da quella dei tifosi di tribuna. Una via di mezzo che mi è stata insegnata dall’altro mio grande amore sportivo, quella Saima dove negli anni d’oro l’Armata Piranesi era più una famiglia che un gruppo di tifo organizzato. Con il grande Orio in balaustra e sua anziana madre poco distante. Dove anche un giovane nerd era accettato come tutti. Alcune cose della mentalità ultras però non le capirò ormai ma cerco di rispettarle, almeno fino a quando non scadono nella violenza (che non posso proprio accettare).
Ultimo motivo per il quale mi sento infimo è che in fondo potrei essere meno pigro di quello che sono. Dovrei prendere la macchina ed andare a Cremona anche da solo, però per me il tifo è condivisione e se non convinco qualche amico a venire (in genere sempre lo stesso…) la partita per me non ha lo stesso sapore.
Dopo questo lungo preambolo, dico che però anche da infimo tra i tifosi cremonesi, in una giornata come questa non posso che essere orgoglioso dei colori che sento nel cuore, dopo che è stato inaugurato il nuovo centro sportivo dedicato sia alla prima squadra ma soprattutto alle giovanili.
Grazie Presidente, ti auguro di avere prima o poi le stesse grandi soddisfazioni di Luzzara.
