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L’unica vera nazionale europea (dal 1979)

Si parla tanto di Europa Unita ma come sempre è lo sport che ci insegna più della politica, perchè quando c’è la volontà (e magari la necessità) la voglia di unirsi c’è.

Oggi sul campo di Gleneagles inizia l’edizione 2014 della Ryder Cup, una competizione golfistica a squadre. Nata come sfida da Usa e Gran Bretagna, dal 1979 diventa Usa contro Europa. Di recente poi anche l’Italia ha dato il suo pesante apporto, grazie a Costantino Rocca prima e ai fratelli Molinari poi. Purtroppo quest’edizione non vede italiani schierati ma ovviamente il mio tifo va tutto per la formazione del vecchio continente, sperando di rivivere le emozioni del Miracolo a Medinah1904234_10203527551902860_6487896341203208731_n

Da grande voglio essere Ian Poulter

Il golf è visto come uno sport giocato nella quiete e nella natura. Anche nei grandi tornei vige un religioso silenzio, rotto talvolta da urla di entusiasmo in occasione di un tiro particolarmente bello. Tutto vero.

Tranne per tre giorni ogni due anni. I tre giorni della Ryder Cup, la sfida che vede opporsi i dodici migliori golfisti statunitensi contro i loro pari grado europei.

In quei giorni c’è tifo da stadio, cori, entusiasmo. Ci sono giocatori che urlando in faccia ai tifosi avversari la loro gioia. Soprattutto quando si gioca oltreoceano e il pubblico, per definizione, è meno british. “iu es ei, iu es ei” si alterna o “olè olèolèolè olè olè”.

Il golf è vinto anche come uno sport individuale ma in quei giorni c’è un capitano, una squadra e una bandiera dietro la quale radunarsi. Poco conta che gli europei oltre a quella blu con le stelle in cerchio abbiano anche il vessillo nazionale. La squadra di Ryder è un grande esempio di europa unita. E vincente.

L’edizione 2012 si è chiusa ieri con un epilogo a sorpresa. Dopo i primi due giorni la betoniera a stelle e strisce stava asfaltando la truppa del vecchio continente. Alla vigilia dei 12 match di singolo di domenica gli sarebbe bastato vincerne 4 e pareggiarne 1 per vincere il trofeo. Invece…

Guidati da un fantastico Ian Poulter, non certo mister simpatia (soprattutto per gli americani, oggi ancora di più) ma uno agonista come pochi, gli europei hanno inanellato un punto dopo l’altro, fino ad arrivare al putt vincente del tedesco Kaymer (uno dei giocatori più in crisi del 2012), che ha reso inutile la fine della sfida tra il nostro Molinari e Tiger Woods.

A riguardare le immagini di una giornata del genere non ci si puo’ non innamorare del golf.

All’ombra dei Big Three

Il golf italiano sta vivendo il suo periodo d’oro. Abbiamo tre giocatori di livello mondiale come mai è successo in passato: Francesco Molinari, Edoardo Molinari e il giovanissimo Matteo Manassero. Nel 2010 hanno fatto tutti faville. Tra Ryder Cup, vittorie individuali e World Cup. Con la bocca buona, questo 2011 è passato un po’ in sordina perchè è mancato forse l’acuto ma tutti e tre si sono confermati a ottimi livelli. Questo ha fatto passare un po’ in sordina l’ottima annata di un altro giovane italiano: Lorenzo Gagli. Uscito dalla gavetta del Challenge Tour, ha offerto una costanza di risultati nel circuito maggiore davvero impressionante. L’ombra dei Big Three forse gli ha tolto un po’ del risalto che avrebbe meritato o forse gli ha consentito di crescere senza grosse pressioni. Non abbiamo la controprova. Ieri comunque la stagione si è conclusa col Dubai World Championship, dove si sono sfidati i 54 migliori giocatori della classifica europea e lui era lì, assieme ai tre grandi. Grande anche lui. Grazie Lorenzo.