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La bufala dei condizionatori e il giornalismo italiano (2a parte)
Vi ho già parlato stamane della bufala girata ieri sulla tassa sui condizionatori. Conviene invece soffermarsi su quello che implica quanto successo. Difficile capire dove il caso sia montato. Manovre giornalistiche per screditare il governo? Associazioni dei consumatori in cerca di notorietà? Semplice travisazione di una notizia vera? La cosa non è di fondamentale importanza e sarebbe quasi impossibile stabilire la verità. La questione è che si trattava di una (falsa) notizia che aveva tutti i crismi per diventare virale: tasse ingiuste, governo che mette le mani in tasca ai cittadini, comunità europea che impone inutili gabelli, caldo torrido di questi giorni. Un mix perfetto per scatenare l’indignazione populista del popolino. Non è la diffusione suo social che preoccupa ma il risalto dato sulle testate giornalistiche online, anche quando era ormai noto che si trattasse di una bufala. La nostra è ormai l’era del giornalismo dei click, in cui l’importante è che l’utente clicchi sul titolo ad effetto, così da aprire la pagina e visualizzare i banner (generando ricavi). Questo crea delle storture. Vi è una corsa al sensazionalismo senza verifica, una spasmodico bisogno di scoop. Con buona pace della verifica delle fonti e della fondatezza. Ci vorrebbe una maggior etica prima di tutto da parte di chi crea contenuti ma anche un maggior senso critico da parte di chi legge.
La bufala dei condizionatori e il giornalismo italiano
Ieri è andato in scena un tristissimo siparietto che ha visto protagonisti non solo tantissimi italiani, che hanno rilanciato la notizia sui propri social, ma anche importanti testate giornalistiche che ne hanno dato enfasi (e immeritata autorevolezza). Sto parlando della famigerata Tassa sui condizionatori. Non mi metto neppure a spiegarvi perché sia una bufala, vi giro direttamente un articolo che ne fa un’approfondita analisi LEGGETE QUA
Mi limito solo a far notare come anche gli articoli più autorevoli, come Il Giornale o TgCom24 (sì, scusate, li ho chiamato autorevoli, la cosa mi sta già provocando uno sfogo cutaneo) parlino dei 12kW di potenza. Chiunque si cimenti nella lettura della propria bolletta dell’elettricità sa si tratta di una potenza industriale. Per ora mi fermo qua. Mi premeva ribadire che è una bufala. Vi rimando a un prossimo post per le riflessioni su quanto successo ieri.
