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Expo 2015: Estonia e Slovacchia
Proseguono senza troppa fretta le mie visiti in Expo e continuo a visitare nuovi padiglioni. Questione architettonica a parte, quello che ha attirato la mia attenzione è il modo in cui i diversi paesi hanno interpretato il tema dell’alimentazione. Ce ne sono alcuni, per esempio Estonia e Slovacchia, che hanno fatto dei bei padiglioni ma che non affrontano per niente il tema. In pratica sono solo un grande spot pubblicitario per il turismo di quel paese. Se si lascia questa libertà, almeno un po’ il senso della manifestazione si perde.
È bello essere a Milano (quest’anno)
È bello essere a Milano quest’anno. Che piaccia o no la città è positivamente coinvolta in Expo. Non solo per i molti turisti e la manifestazione in sè. Non solo per i lavori che comunque sono stati fatti e le varie iniziative. Non solo per i nuovi locali e la metrò che viaggia con frequenze maggiori. È proprio un clima che si respira. Tra chi passeggia in darsena la domenica o chi se ne sta sdraiato al parco Sempione in una giornata di sole. C’è un orgoglio latente per l’essere a Milano e c’è chi pure, sottovoce, si azzarda a sussurrare: “Milano è sempre stata bella, ora se ne accorgono un po’ tutti”
Expo 2015: la Svizzera
Il padiglione svizzero non è certo quello che colpisce maggiormente i visitatori, architettonicamente parlando. Una serie di parallelepipedi con un declinare catramato davanti. Quello che mi è però piaciuta è la loro interpretazione del teme di Expo da parte loro. La palazzina principale è formata da quattro torri che rappresentano silo di altrettanti loro prodotti: acqua, sale, caffè (!) e mele. Questi sono pieni, piano dopo piano, di scatole con confezioni monodose di questo prodotti. Il visitatore è invitato a prenderne quante ne vuole ma pensando anche agli altri. Ce n’è per tutti? Chiedono i cartelli. È un interessante riflessione sul consumo responsabile e sulle risorse disponibili. Chissà se le scorte basteranno fino a fine Expo.
Pronto per l’Expo!
Domani parte Expo e io sono pronto. Voglio quindi dare sfoggio della mia padronanza dell’inglese con un’esclamazione che mi è uscita naturale oggi a pranzo girando in duomo!
Piggy whore! How much foreign female mouse there are!
ps per la cronaca, il traduttore di google mi rimanda: Holy shit how much pussy’s around
Anche Wired è stufo
Stamane mi sono imbattuto in questo articolo di Wired, ennesima dimostrazione di come sia perfettamente in sintonia con la linea editoriale della rivista:
Ricordo che qualcun altro scrisse qualcosa del genere. Chi era? Ah già… Ero io. Leggi qua
Altre cose buone che vengono dall’Expo
Ok. Non tutti i lavori sono stati eseguiti e non tutti i cantieri sono stati chiusi, però vediamo un po’ di risvolti positivi dell’expo in città. Per esempio la Torre Branca aperta al pubblico. Non ci sono mai stato e penso di ovviare in questo periodo.
Che ne sai tu di un campo di grano?
L’altra settimana sono stato al campo di grano che è stato seminato a Porta Nuova. Anche se ha ancora solamente l’aspetto di un prato un po’ cresciuto, devo dire che è una installazione decisamente piacevole. Complice anche il bel tempo e i primi caldi, ho rivalutato (in parte) anche il bosco verticale. Non è poi così orrendo come sembrava durante la costruzione o nelle prime fasi di crescita degli alberi.

Ora, visto il titolo, potrei mettervi battisti… ma invece vi metterò Rocco Tanica e Claudio Bisio
Disfattisti da Expo e leggende metropolitane
Il passatempo preferito che si sente nei chiacchericci (per esempio mi sto imbattendo in diverse discussioni del genere sui mezzi pubblici) è parlare male dell’Expo e di come Milano sia impreparata all’evento. La cosa mi da parecchio sui nervi perché quasi sempre le argomentazioni sono populiste, infondate e talvolta alquanto fantasiose. Oggi stavo quasi per inserirmi nel discorso di due desperate housewife di zona corso Magenta. Una delle due diceva all’altra che un famigerato marito di un’amica, che lavorava “in azienda” era molto preoccupato per quello che sarebbe successo. Chiosava dicendo che “a Londra, quando hanno fatto l’Expo, le società si erano attrezzate per il telelavoro”. Mi piace sempre vedere come la realtà si distorga fino a diventare finzione. L’Expo di Londra è stata nel 1851. Magari si riferiva alle olimpiadi quando in effetti alcune finanziarie si erano organizzate così. Molto poche comunque e tra l’altro si era anche detto che c’era chi aveva messo brandine in ufficio. Tutte cose che non mi risultano. Perché non possiamo semplicemente provare a essere un po’ orgogliosi e dare l’impressione di avere un briciolo di orgoglio nazionale?
