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Abbandonato dai miei miti?

Io non sono mai stato un grande “fan”, probabilmente per la mia incapacità di votarmi totalmente ad un argomento fino al punto di diventarne “fanatico”. Ci sono giusto poche eccezioni: gli Elio e le Storie Tese, la Cremonese (che però non vedo dal vivo da qualche anno) e Flavia Pennetta (la cui autobiografia giace intonsa da qualche anno sulla mia mensola). Se di recente la tennista barese mi ha regalato gioie e dolori, con la sua vittoria agli Us Open e l’istantaneo annuncio del ritiro, ora sono gli Elii a destarmi qualche preoccupazione. Il fratello segreto di Bergomi ha infatti rilasciato di recente un’intervista in cui dichiara che l’album in uscita potrebbe essere l’ultimo, così come il conseguente tour. Non ci credo fino in fondo ma è una cosa plausibile. L’età, i progetti individuali, l’assenza di Rocco Tanica (dissidi? Salute?) dagli ultimi tour sono tutti indizi che portano nella stessa direzione. Speriamo che tutti ci ripensino… Pennetta compresa.n

  

No Flavia, non puoi #flaviaripensaci [AGGIORNATO]

No cara Flavia, così non puoi.

Non puoi vincere gli Us Open dimostrando una maturità è una solidità mai viste prima e poi dirmi che molli.

Tutti e cinque i miei anni di Wimbledon ti sono venuto a vedere, a tifare. Ti ho vista in doppio con la Schiavone, in singolo, in doppio misto. Vittorie e sconfitte ma sempre grande grinta. Quest’anno ho avuto la fortuna di vederti negli allenamenti i giorni prima degli UsOpen. Chissà, avrò portato bene? Però posso sempre dire di averti seguito anche qui. Non puoi mollare quest’anno. Al tuo top ranking, integra fisicamente e giocando così.

Capisco che lo sport a livello agonistico logori la mente prima del corpo. Capisco le esigenze fuori dal campo ma…

Ho lasciato passare un giorno dalla finale per sbollire la notizia. Sinceramente mi ha rovinato i festeggiamenti.

Ripensaci. 🙂

 

AGGIORNAMENTO: su twitter si sta diffondendo l’hastag #flaviaripensaci . Io aderisco, fatelo pure voi.

Roberta Vinci ha vinto anche me

Seguo il tennis, in particolare quello femminile. In particolare nel particolare seguo Flavia Pennetta. Però da tifoso italiano seguo qualsiasi tennista a tricolore (No, non chiedetemi di Camila…). Però non avevo mai ascoltato Roberta Vinci in interviste, forse qualcuna ai tempi degli Slam con Sara Errani. Ieri invece mi sono fatto una scorpacciata di Eurosport e me la sono vista nelle interviste post partita e a Game Set and Mats. Sinceramente mi ha conquistato, con la sua spontaneità e la sua sincerità. Ti dice che non ci credeva che poteva battere Serena Williams e le credi, sinceramente. Così come credi che nonostante questo si è giocata ogni punto alla morte. In questo atteggiamento un po’ mi ritrovo. Sapere di non avere  molte possibilità non vuol dire provarci comunque, vuol dire essere oggettivo. Così come le credi anche quando dice che è il giorno più bello della sua vita ma le dispiace anche per il pubblico americano e per Serena, che meritava il Grande Slam ma… “oggi è il mio giorno”. E giù applausi. In semifinale non aveva il pubblico contro di lei ma a favore della sua avversaria. Con quell’intervista sul campo, in finale avrà tutti gli Usa tennistici dalla sua parte e anche per me tifare Pennetta non sarà così facile.

Un ultimo pensiero, prima di lasciarvi al video dell’intervista. Quando la Schiavone ha vinto il Roland Garros, la finale era tutta da giocare. Si sperava in una vincitrice italiana e alla fine c’era stata. Qui oggi possiamo goderci davvero la partita. Chiunque vincesse sarò contento, saremo tutti contenti: il tricolore sventolerà su Flushing Meadows.

 

Wimbledon vs Flushing Meadows 

  Mentre la mia amata Flavia Pennetta e Roberta Vinci si sono qualificate per le semifinali degli Us Open, per me è tempo di fare dei paragoni tra i due tornei del Grande Slam che ho avuto la fortuna di poter vedere di persona. Ok, oltreoceano erano ancora solo le qualificazioni, ma sono bastate per farmi un’idea abbastanza precisa.

Le differenze sono tante e si avvertono fin dalla fermata della metropolitana con cui si arriva all’impianto. Quella londinese (Southfields, non Wimbledon) è totalmente votata all’evento e adornata di conseguenza, quella newyorkese è divisa con lo stadio del baseball dei Mets e si seguono scarni cartelli con la scritta “tennis”. Flushing Meadows è un impianto più monumentale, con tante tribune in cemento anche su campi minori. Wimbledon ha un impatto visivo meno imponente ma, anche per i colori, ha un clima più caldo e confortevole. Sostanzialmente gli Us Open sono molto più chiassosi. Si entra e si esce dai campi quasi in ogni momento, c’è musica in diffusione sul piazzale (che si sente sui campi minori) e il centrale non è certo silenzioso. Wimbledon, lasciatemelo dire, ha tutto un altro fascino. Si respira l’aria della storia e della tradizione, si celebra il rituale del tennis. Flushing Meadows è un grande torneo organizzato in grande per dimostrare di essere grandi. Una spigolatura finale suo raccatta palle. In Inghilterra seguono militareschi rituali. Le palline vengono passate per precisione millimetrica facendole rotolare sul campo. Negli States le palline sono fatte volare a destra e sinistra con lanci in stile baseball. 

Avete capito quale torneo preferisca 

Da Picasso ad Almagro: parte seconda

Dopo il MoMA, non senza qualche confusione tra linee metropolitane “local” e “express” sono andato a Flushing Meadows a coronare una mia piccola passione: il turismo sportivo. Sono così arrivato a metà grande slam, almeno da tifoso. Dopo Wimbledon sono stato agli US open, anche se solo le qualificazioni. Ho visto due italiani perdere, tra l’altro Arnaboldi sfortunato al tie break del set decisivo, e la Pennetta allenarsi. Seguirà un post ad hoc sulle differenze che ho trovato tra i due tornei. È stata comunque un’esperienza eccitante! Ovviamente ho strisciato pesante all’unico shop già aperto.