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Jim e Ian

Domenica il team europeo si è aggiudicato la quarantesima edizione della Ryder Cup. Il livello di gioco, soprattutto l’ultimo giorno, è stato clamorosamente alto. Tra i tanti campioni in campo difficile dire il mio preferito. Restringo la scelta a due, molto diversi fra loro. Il primo e Jim Fyrik. Statunitense, uno dei giocatori di maggiore esperienza in campo. Una certezza. Da anni al vertice del Tour americano, non è certo tra i giocatori più noti al grande pubblico, soprattutto se raffrontato alle sue qualità e a quello che ha vinto. Come mai? È un anti personaggio. L’apoteosi del medioman al potere. Impossibile che non mi ci si immedesimi almeno un po’. Tanti fanno i fenomeni, lui è sempre lì. Al vertice.
L’altro è l’europeo Ian Poulter. Se io fossi il capitano di Ryder, prima convocherei lui, poi penserei al resto della squadra. Il motivo? Bhè forte è forte, non si discute, ma se si gioca un matchplay può battere chiunque. Soprattutto in Ryder, quando giochi davanti a 40.000 persone. Un cagnaccio ciò con un cuore grande così. Anche quando non è in giornata non molla mai e sotto pressione può sempre tirare fuori qualcosa dal cilindro. Come attitudine agonistica mi piace pensare di rivedermici.

European pride!

Inglesi, danesi, tedeschi, francesi. Purtroppo per questa volta niente italiani. Uniti, orgogliosi della loro nazione ma orgogliosi anche di lottare uniti. Come squadra. Questa dovrebbe essere l’Europa: uniti nelle diversità, uniti lottando, sostenendosi da fratelli.
Questa sera sono un orgoglioso europeo.

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L’unica vera nazionale europea (dal 1979)

Si parla tanto di Europa Unita ma come sempre è lo sport che ci insegna più della politica, perchè quando c’è la volontà (e magari la necessità) la voglia di unirsi c’è.

Oggi sul campo di Gleneagles inizia l’edizione 2014 della Ryder Cup, una competizione golfistica a squadre. Nata come sfida da Usa e Gran Bretagna, dal 1979 diventa Usa contro Europa. Di recente poi anche l’Italia ha dato il suo pesante apporto, grazie a Costantino Rocca prima e ai fratelli Molinari poi. Purtroppo quest’edizione non vede italiani schierati ma ovviamente il mio tifo va tutto per la formazione del vecchio continente, sperando di rivivere le emozioni del Miracolo a Medinah1904234_10203527551902860_6487896341203208731_n

Odio il golfisti dilettanti neozelandesi

Non potrei mai giocare a golf in Nuova Zelanda. L’ho capito fin dai primi giorni che sono arrivato qua quando, iniziando a girare fuori da Auckland, abbiamo iniziato a incontrare cambi ai bordi delle strade. Allora? Diranno magari i golfisti tra voi (ammesso ce ne siano). Anche qui in Italia ci sono campi a bordo strada. Verissimo, però qui abbiamo delle protezioni, là non c’è neppure una piccola retina. Giocassi su quei campi avrei già causato decine di incidenti stradali tirando palline sulle auto in corsa. Massimo rispetto per i dilettanti neozelandesi che non hanno paura di ammazzare qualcuno sbagliando un colpo.

Amen corner

Questa settimana si giocano i Masters di golf ad Augusta (rigorosamente pronunciato “agasta”). Molto probabilmente non avrò mai la possibilità di giocare in prima persona il famigerato Amen Corner, però anche solo vedere i Masters una volta dal vivo mi piacerebbe veramente.

Il mio weekend sportivo sociale

Sabato sono andato in palestra e domenica, visto finalmente un barlume di solo, ho ricominciato finalmente gli allenamenti golfistici. Essendo due attivtù che lasciano comunque la mente libera di ragionare, mi sono trovato a paragonare i pro e i contro “sociali” delle due attività.
La palestra ha la fama di essere un ruolo di aggregazione ma la mia breve esperienza e quella più corposa di alcuni amici mi ha confermato che in realtà non è così. Si fa del gran people watching (anche di qualità…) ma la stragande maggioranza delle persone, non solo donne che non vogliono essere importunate, porta le cuffiette.  Quindi è un po’ difficile fare conoscenze. Sarà anche per questo che la Virgin Active sul proprio sito cerca, invano, di sollecitare l’aggregazione fra iscritti. Certo, ci sono persone che sono più portate di me, fisicamente e caratterialente, a certe attività e quindi avvantaggiate, però non mi sembra di vedere tutti questi crocchi amicali.
Il golf club invece, soprattutto se si frequenta uno molto alla buona come il mio, è l’esatto opposto. Qui di giovani fanciulle con cui rifarsi la vista non c’è l’ombra, però tutti si salutano, chiacchierano, si ricordano come ti chiami. Anche io, in un ambiente del genere, riesco ad attaccar bottone non sollecitato.
Sarebbe bello poter avere il meglio dei due ambienti assieme.

Giovani sportivi italiani a confronto

Ci sono ventenni italiani sportivi di successo e altri ventenni italiani sportivi e di successo. Ci sono Matteo Manassero e Mario Balotelli. Non rompete, non è razzismo: è la cultura sportiva delle diverse discipline che fa la differenza.

Addominali

Anni di dure gufate da parte di amici e amiche stanno facendo, alla soglia dei 40 anni (ok…ne mancano ancora 2) il loro effetto. Tutta colpa del mio appetito e del fatto che non ingrasso. Però qualcosa sta cambiando. Peso sempre uguale ma ho un po’ di bonzetta. Diciamo di stomaco pronunciato. Poi è un po’ di giorni che ricevo pressioni per fare addominali. L’ultimo della serie è stato il maestro di golf, secondo il quale una fascia muscolare più solida migliorerebbe il mio swing. Il dubbio amletico è: voglio così tanto avere uno swing migliore in quel modo? Il mio gioco ha tanti di quei difetti che i muscoli sono veramente in fondo alla lista! Alcuni pantaloni iniziano a dare segni di fatica ma in fondo resisto ancora.