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Arterio ma Coerente
Di Sanremo 2016 ho visto davvero poco. Una sera però, scanalando, mi capitò di ascoltare una ragazza della sezione giovani e mi piacque subito, al punto che il giorno dopo scaricai da iTunes la sua canzone. Si trattava di Chiara Dello Iacovo.
Stamane, a letto, sfogliavo pigramente i “ricordi” suggeriti da Facebook. Mi sono accorto con stupore e un po’ di piacere di aver già scritto, nell’aprile 2015, un pezzo su di lei. Sicuramente sono smemorato ma come gusti sono sicuramente coerente.
Ecco comunque la canzone sanremese:
“Non sono un uomo vissuto, sono un uomo che vive”
Ieri gli Elio e le Storie Tese cantavano a Sanremo (ci sarà tempo per parlare della loro canzone in un’altra sede) e quindi ho provato a vedere quanto resistevo guardando il Festival, in attesa della loro esibizione. Passano le prime due Nuove Proposte, tutto sommato carine (la prima era anche tipa molto Puck…). Parte la seconda sfida e canta tale Irama. Quando nel testo (scritto da lui) sento “non sono un uomo vissuto, sono un uomo che vive” il vaffa e il cambio di canale si stati istantanei e simultanei. Di Sanremo avevo già visto abbastanza…
Per vedere Elio mi sono affidato ad un mix di zapping e segnalazioni degli amici via web.
Sorgente: Analisi/ Testo “Cosa resterà” brano di Irama, Festival di Sanremo 2016
Che poi non erano male…
Oggi mi sono svegliato con questa canzone in testa. Da Sanremo 1990 i Ricchi e Poveri con Buona Giornata. Un po’ trash, un po’ anni 80, un po’ già anni 90, un po’ (tanto) Earth Wind and Fire. Chissà come mai mi è venuta in mente… Forse perchè… la soluzione dopo il video originale…
Forse perchè gli Elio e le storie tese già la cantarono lo stesso anno facendone un mix con la sigla di Mork e Mindy (Feiez ci manchi sempre… Forza Panino)
La ripresero poi anche nei mitici Lugano Tapes, che per me segna una svolta nello stile dei loro live.
Tra l’altro questo medley dovrebbe un attimo zittire gli espertoni musicali da bar sport i cui miti musicali non saprebbero suonare una cosa del genere neppure dopo vent’anni…
C***O più rivedo questo video e più mi prostro adorante davanti al monitor. Ora e sempre MANIFESTA SUPERIORITA’
Don’t Deny
L’Eurovision Festival, o Festival Europeo della Musica, o Festival dell’Eurovisione, è un’amena e spesso agghiacciante competizione canora che vede un rappresentante per ogni paese europeo (o quasi). Molto in voga nei paesi dell’est, che spesso lo ospitano. La scelta di chi debba partecipare varia da paese a paese. Per esempio l’Italia manda sempre qualcuno che ha partecipato all’ultimo Sanremo. L’Armenia, che celebra quest’anno il centenario del suo genocidio negato, ha pensato di approfittare anche di questa occasione per far sentire la sua (flebile) voce. Farà partecipare un gruppo creato ad hoc per l’occasione. Sei membri, uno per ogni continente del mondo (a simboleggiare la diaspora) e uno dall’Armenia. Il brano sarà Don’t deny, ovvero non rinnegare, chiaro riferimento al negazionismo generalizzato su questo triste evento storico, di cui più volte ho parlato sul mio piccolo blog.
Tamarritudine anni 80
Ma quanto era tamarra la musica italiana anni 80? Soprattutto quella di derivazione sanremese.
Emblematico che poi molti di questi motivi siano finiti, ben più tardi, come cori da stadio.
Ricordi fotografici dal MiniIPT
Concludiamo, definitivamente, il capitolo MiniIPT di Sanremo pubblicando la foto che mi è stata fatta (come a tutti i concorrenti) durante il primo giorno di gara. Direttamente dal sito PaganoEvents

Cosa mi resta del MiniIPT di Sanremo?
– di sicuro non mi restano dei soldi, visto che sono uscito in bolla
– 23.50 effettive di poker live, con la convinzione che mi piace esponenzialmente di più di quello online. La componente psicologica e di concentrazione è molto maggiore
– la conferma che quando divento corto sono troppo poco aggressivo. La pazienza, in un torneo dai livelli di 60 minuti, spesso paga. In tornei turbo, sia live che online, non posso permettermi tanto attendismo.
– la certezza che rifarò ancora tornei del genere, anche se sarà difficile mi vadano altrettanto bene
– la speranza che regolamentino presto il poker live, per poter tornare a giocare nei circoli, a prezzi modici
– la convinzione che proprio l’ultimo dei donk non sono
I pokeristi italiani amano le toppe
L’avevo già notato in passato, frequentando tornei di buon livello, l’ho notato ancora adesso a Sanremo in occasione del MiniIPT. Pur con la crisi, pur col fatto che la bolla di entusiasmo intorno al poker Texas Hold’em si sia un po’ sgonfiata: il giocatore italiano brama mettersi una toppa sulla felpa per sentirsi nel suo piccolo un pro. Che sia di un prestigioso sito o di un gruppo di amici che si credono un team, il giocatore italiano vuole sedersi al tavolo e far sapere a tutti che non è come gli altri paria, lui ha una toppa sulla felpa! Poi magari gioca peggio di molti altri ma potrà sempre dare la colpa alla sfortuna o al fatto che gli altri non capiscono il suo gioco, avanti di cinque anni.
È un po’ come nel golf se vuoi metterti divise sgargianti e un po’ da buffone. Va benissimo fare il personaggio, ma solo se hai la tecnica per essere inattaccabile.
