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Sugli accenti farlocchi
Se c’è una cosa che trovo patetica e, ormai, datata sono se pubblicità che scimmiottano gli accenti regionali. Soprattutto in radio, periodicamente risaltano fuori. C’era stata di recente quella di Subito.it, ora c’è quella di Leerdammer.
Vogliono rappresentare la totalità della nazione attraverso la rappresentazione delle diverse identità regionali. Bello. Peccato che questo risulti quasi sempre una macchietta per niente aderente alla realtà.
Cari i miei creativi, provate ad esserlo di nome e difatto.
Della pubblicità emozionale
Ricordo perfettamente la prima pubblicità “Noi italiani siamo forti” di questo periodo. Era della Barilla. Quasi mi aveva commosso.
Ora però chiunque fa pubblicità dicendo che noi italiani sia forti, abbiamo risorse infinite, nelle difficoltà diamo il meglio. Mah. A parte il fatto che non ne sono così convinto, sinceramente hanno un po’ stancato. Almeno la pubblicità non mi ricordi, ogni secondo, il periodo difficile che stiamo vivendo e che dobbiamo essere forti…
Non chiedetemi perchè
Non chiedetemi perchè ma sono due giorni che ho in mente questo spot degli anni 80…
Si sta stretti sul carro (vichingo) dei vincitori
Ieri l’Islanda ha fermato sull’1-1 l’Argentina. Gli italiani, orfani della propria nazionale, già simpatizzavano per i vichingi, figuriamoci ora. Tutti a scoprirsi amanti del grande nord e pronti a brindare a Brennivin. L’avevo già fatto dopo gli ultimi europei, torno ora a riproporvi un link a tutti gli articoli del mio blog che parlano di questa stupenda isola.
Infine vi mostro lo stupendo spot della Coca Cola dedicato al Geyser Sound e all’avventura mondiale islandese.
PS In merito al Brennivin, vi voglio vedere a berlo, non è mica roba da fighetti che fanno l’happy hour… (più per il gusto che per il grado alcolico)
Gli influencer, i marchettoni e la legge
Nel 2015, quando ancora il termine “influencer” non era sulla bocca di tutti, si parlava semplicemente di blogger e dei loro post prezzolati a favore di diverse aziende. Speravo anch’io di poterne fare e avevo fatto un pubblico annuncio per vendermi al miglior offerente. Ovviamente nessuno ha risposto.
Ora giro su Twitter e Instagram ed è un fiorire di questi soggetti, che propongo, spesso, gli articoli più disparati.
Il problema, ben espresso nell’articolo di wired di cui vi metto il link, è semplice: come distinguere un blogger/influencer che esprime la propria opinione da un post (a vario titolo) pagato, più simile ad una pubblicità che ad una recensione? Semplice. Allo stato attuale non si può.
Certi post dovrebbero essere accompagnati, come sulla carta stampata, di una segnalazione che il post è promozionale. Con buona pace di quelle piattaforme che reclutano soggetti per fare marchettoni, specificando che parlando di un dato prodotto, non si debba fare riferimento alla campagna promozionale alla quale si partecipa.
Sorgente: Gli influencer e la pubblicità: viaggio nella giungla del non detto – Wired
Hamburger o scherzetto?
Halloween è ormai passato ma consentitemi di dedicargli un ultimo post. Ho sempre apprezzato la consuetudine statunitense della pubblicità comparativa. Non potevo quindi che apprezzare questo Burger King che per halloween si è travestito da McDonald’s. Ovviamente con battutina finale.
Sorgente: Per Halloween, Burger King si è travestito da McDonald’s | Flashes – Il Post
Abbinamenti azzeccati
Oggi mi sono imbattuto in questa notizia. Già di per sé è abbastanza inquietante. Ad alleggerire la situazione ci ha pensato bene il banner pubblicitario che, per qualche strano algoritmo, ipotizza che visto che ho letto questo articolo, posso essere interessato all’acquisto di Mafia III (titolo che non ho neppure mai consultato su amazon, quindi alla base di tutto ci sono proprio le tag dell’articolo). STRALOL.