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Tra i resti delle miniere
Longyearbyen (non chiedetemi come si pronunci) è il principale tempo abitato delle Svalbard e, come un po' tutta la zona, per lungo tempo ha visto la propria economia basarsi sull'industria estrattiva. Intorno alla città, campeggiano i resti delle miniere e soprattutto delle teleferiche che venivano utilizzate per trasportare il carbone al porto. La nostra giornata è iniziata scarpinando sulle colline, tra pali di legno e vagoncini arrugginiti.
Questo però non sarebbe stato che l'aperitivo per quello che ci avrebbe aspettato nel pomeriggio, con la visita a Pyramide: una ghost town sovietica, là dove una volta c'era una fiorente miniera. Di questo vi parlerò in un altro post.



La Tromso lato B
Tromso non è molto grande, quindi, avendo due giorni pieni, non solo abbiamo visto tutte le attrazioni classiche ma abbiamo anche avuto modo di vedere anche cose un po' fuori dai circuiti turistici classici.
Guardando l'isola principale da lontano, avevo notato dei trampolini per il salto con gli sci (sport molto diffuso nei paesi nordici). Essendo sempre stato affascinato da questo tipo d'impianti, ho convinto Mrs Puck ad una passeggiata per andarli a vedere. Alla fine è stata una deviazione molto più piacevole del previsto. Per arrivarci, abbiamo infatti dovuto percorrere un sentiero che d'estate è fatto per le passeggiate ed in inverno è una pista da fondo (regolarmente illuminata). Tra un bosco e un laghetto, si arriva anche ai piedi dei trampolini. L'impressione è che siano quasi abbandonati ma un paio di particolari fa pensare che forse in inverno possano venire ancora attivati. Tra una teleferica scalcinata e scalette in legno, è stata una deviazione molto affascinante.

La volpe, l’uva e il canotto
Dopo una giornata, quella dell'8, dedicata al giro di Tromso, compreso il suo lato B, di cui parlerò in un altro post, il 9 abbiamo riempito la mattinata con un giro in canotto del fiordo e delle isole intorno alla città. Purtroppo il tempo non ci ha assistito: nebbia e pioggerellina non son il massimo per una gita del genere. L'aspetto positivo è che tutto il battello era solo per noi. In teoria potevano anche rimbalzarci, visto che la gita era per un numero variabile tra i 4 e i 16, però non si sono scomposti e ci hanno fatto uscire lo stesso. Sul gommone sei a cavalcioni di una serie di sedute, con un supporto davanti per reggerti. Tutto in totale sicurezza. Tanto più che il mare era veramente una tavola. Questo non ha impedito al nostro pilota (nella foto durante una pausa) di fare un po' di evoluzioni in acqua per movimentare la gita. Bardati come per una gita polare (eravamo pur sempre all'aperto e si viaggiava a 80 km/h) ci siamo goduti la nostra privatissima gita. Non si sono visti animali, se non uno stormo di gabbiani, intento a cibarsi in acqua e che abbiamo bellamente disturbato.
Spigolatura: arrivando dall'aeroporto al centro città, abbiamo fatto una lunga galleria, che al suo interno aveva anche incroci e rondò. Poco prima del centro, c'è un grosso parcheggio. Il pilota ci raccontava che in realtà quello spazio era nato come rifugio per tutta la popolazione, durante la guerra fredda. Nel 1991, venendo meno il motivo per il quale era nato, è stato riconvertito a grosso parcheggio coperto.
Dell’accorciamento del braccio
La Norvegia è cara. Non l’abbiamo certo scoperto oggi ed eravamo moralmente preparati. Dopo due giorni a fregarcene, ieri ci si sono improvvisamente accorciate le braccia.
Siamo partiti per colazione. Dopo gli oltre 10 euro spesi l’altro giorno per due caffè americani e croissant, siamo andati all’Eurospar e ci siamo presi dei biscotti, che abbiamo accompagnato al free coffee and tea dell’hotel. Del resto, avevamo la gita in battello e io avevo timore del mal di mare. Rientrati verso le 12.30, abbiamo optato per un parco hot dog in un simil non 7eleven. A metà pomeriggio abbiamo sbracato: visita in un famoso pub locale con degustazione di birre. Lì ci siamo rimessi in media col budget… Un po’ storti siamo quindi tornati in hotel e… ci siamo buttati sui waffle gentilmente offerti (non che fossero lì pronti, te li dovevi fare, col preparato e la macchina messi a disposizione). Sono serviti a fare base (e assorbire…) al punto che… abbiamo saltato la cena!
Ok, per un giorno abbiamo mangiato schifezze, da domani si torna in carreggiata.
(Nella foto, il bancone con oltre 40 spine. Ne abbiamo assaggiate 7)
Oggetti misteriosi

Nel primo giorno di Tromso, sono rimasto affascinato da questo oggetto. Di che si tratta? Forse osservando bene i dettagli, qualcuno puo' arrivarci.
Personalmente l'ho trovato un fantastico reperto dei quel design nordico anni 50-60, che sapeva tanto di Unione Sovietica.
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Avete indovinato di che tratta?
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Ebbene è…
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La pulsantiera dell'ascensore del nostro albergo. Diciamo che non è esattamente l'hotel più moderno della città 🙂
Controlli norvegesi
La prima spigolatura interessante del nostro viaggio norvegese, l’abbiamo all’aeroporto di Oslo. Se sei un passeggero senza altra destinazione, puoi dirigerti tranquillamente al ritiro bagagli. Se hai un volo in coincidenza e non hai bagaglio imbarcato idem. La cosa interessante capita se, come noi, hai un bagaglio che (speri) viaggi fino alla tua destinazione finale. C’è un filtro dove si aspetta davanti ad un monitor, quando il tuo bagaglio è scaricato, controllato e convogliato verso il nuovo volo, escono le tue iniziali sul monitor e puoi proseguire verso i gate domestici. Singolare, con una sua utlità ai fini della sicurezza aeroportuale ma, secondo me, inapplicabile in un aeroporto con un flusso maggiore di passeggeri. Ce li vedete centinaia di italiani in attesa di vedere le proprie iniziali su un monitor? Le resse (e le risse) ai nastri bagagli sarebbero ricordate come simpatiche scampagnate.
Wimbledon: l’erba del passato è sempre più verde
Vado a Wimbledon sempre per il venerdì della prima settimana di gioco. Quindi, più o meno, i campi hanno sempre visto la stessa quantità di gioco. Le prime due cose che ho notato quest’anno sono state: 1) praticamente non è piovuto, quindi non c’erano partite rimandate da un giorno con l’altro. Alcuni campi, dove in genere si giocava, non avevano match in programma. 2) l’erba era conciata molto peggio del solito, sempre per via della poca pioggia.
Non sono stato l”unico a notare la cosa e il caldo ha peggiorato ulteriormente la situazione. Ecco un interessante articolo:
Sorgente: Wimbledon: il disastro dell’erba sul centrale – UBITENNIS


