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Una visione che fa riflettere
Come tutti, conoscevo il caso di Cambridge Analytica. Forse no, meglio riformulare: come quasi tutti quelli che cercano di farsi un’opinione, conoscevo quel caso. Oggi ho scoperto di saperne ben poco. Questa epifania è stata favorita da un ottimo documentario, prodotto da Netflix, player non offre solo buon intrattenimento ma anche ottimi contenuti. Inciso: non tutti, ci ho trovato anche titoli alquanto discutibili e complottisti. Questo documentario, The Great Hack – Privacy Violata, però l’ho trovato davvero ben fatto e circostanziato in modo soddisfacente. Il titolo italiano è quasi forviante, perché il problema non è la privacy ma come i nostri dati sono usati per influenzare la gente. Il tutto verte soprattutto sul l’elezione di Trump e sulla Brexit ma ci trovavo comportamenti molto usati da partiti italiani decisamente in rete. Così come la Russia è presente qui da noi, come lo è stata nelle elezioni Usa. Alla fine ti chiedi quanto sei influenzabile ed è importante porsi questa domanda, perché ti consente di provare almeno ad affrontare in modo critico le notizie con cui vieni tempestato.
Per una Cambridge Analytica che chiude, quanti continuano a fare quel genere di operazioni?
Ci aspettano anni difficili.
Sunderland ‘til I die
[Attenzione, nell’articolo sono presenti spoiler]
Da un po’ di tempo a questa parte, vanno di moda le docu-serie sulle squadre sportive. Avevo iniziato a vedere su Netflix quella sulla Juve ma avevo presto mollato. Troppo autocelebrante e buonista. La cosa mi aveva scoraggiato da guardarne altre che ci sono in giro.
Fino a ieri sera.
Complice Mrs Puck alla cena aziendale (hey… niente battute su protuberanze ossee perchè le faccio già io!) ho iniziato a guardare questa serie dedicata alla stagione 2017-2018 del Sunderland. La squadra era retrocessa dopo dieci anni di Premership. I produttori probabilmente si aspettavano di celebrare la risalita della squadra e dei suoi tifosi. Si sono trovati invece tra le mani un dramma sportivo, con questa grande decaduta che chiuderà poi l’anno con un’altra retrocessione. Ho guardato tutte le otto puntate di un fiato. Sì, perché è una serie ben fatta, con una discreta obiettività, che non lesina di far vedere anche gli aspetti meno positivi dei diversi personaggi.
Ve la consiglio fortemente. Magari non tutta in una serata…
Obama e noi. Ma non solo
Su Netflix sto vedendo l’intervista di David Letterman a Barak Obama. Una visione che consiglio veramente a tutti. Questo mi ha generato un po’ di pensieri sparsi. Nell’ordine li potremmo riassumere così:
– Perchè anche noi non abbiamo politici come Obama? Anzi, perchè da noi il termine “statista” non si usa più da almeno un ventennio?
– Subito dopo però penso, certo che dopo si sono eletti Trump. L’alternativa, la Clinton, non era certa all’altezza del recente passato, però è abbastanza per giustificare un spostamento dell’ago della bilancia così ampio? E, pensando alla democrazia, torno a essere pessimista sul 4 marzo.
.- Nell’intervista poi, Letterman e Obama, fanno capire, senza troppi giri di parole, che una potenza straniera ha influenzato il voto americano. Puo’ essere. Puo’ essere che ci abbia provato. Siamo però così sicuri che sia stata decisiva? Siamo davvero sicuri che Trump non sia il parto del ventre molle del loro paese? Da noi cosa uscirà?
Buonanotte…
Ma cosa ne sapete voi di cos’erano i videogiochi?
E’ un triste giorno, quando un sito come Wired deve pubblicare un articolo che spieghi cosa fosse Dragon’s Lair. Non mi dilungo sull’argomento, se non sapete cosa sia, leggete il link qui sotto, mentre io vado a depennarvi con il napalm dalla mia lista amici.
Mi prendo solo un minuto per tessere ancora le lodi del periodo 80-90 dei videogiochi. Per me sono stato il momento più bello, quando dal pionerismo si passava all’industria vera e propria. Sono orgoglioso di poter esser stato un cronista privilegiato di quegli anni. Dalle sale giochi al commodore 64. Dalle musicassette ai floppy da 3,5. Quanti bei ricordi
Sorgente: Cos’era Dragon’s Lair, il gioco intravisto nel trailer di Stranger Things 2 – Wired
Una domenica musicale
Una volta postavo molto più brani sul mio blog. La giornata di ieri mi dà l’occasione per riprendere questa buona abitudine, perché è stata una giornata cadenzata dalla musica. Appena svegli, chiacchierando di colori con Mrs Puck, mi è tornata alla mente QUESTA CANZONE. Ne è seguito poi uno zapping forsennato su YouTube. La musica è proseguita in auto ed anche in TV dove, in una serie (davvero carina Girlboss, una via di mezzo tra New Girl e La stronza dell’appartamento 23) hanno passato la canzone del video che vi pubblico qui sotto. Fù resa famosa fa un film a metà tra la commedia sentimentale e i film di ambientazione college/high school. Insomma, un mio classico di qualche anno fa.
Il mio traumatico approccio al mondo Android
Dopo aver acquistato il RetroFreak (ed averne fatto un unboxing in uno dei video più brutti mai pubblicati su youtube), mi sono reso conto che lo usavo ben più del previsto e ho iniziato ad avere voglia di affiancarci qualcosa che potesse emulare il Commodore 64 e il Mame. Dopo qualche ricerca, ho optato per una tvbox android. Un microcomputer, che monta appunto sistema android, e che oltre all’emulazione, mi avrebbe dovuto consentire anche l’utilizzo della tv per email, navigare e vedere video. Sfruttando anche un buono omaggio di Amazon, optai per un economico Bqeel X8T. Più in basso vi metterò una videorecensione trovata su youtube.
Il mio commento? Una cagata pazzesca. Gli emulatori android che ho provato, erano disegnati per l’utilizzo su tablet e smartphone e male si sposavano con la modalità tv box (nonostante google play dichiarasse la compatibilità). Inoltre non sono riuscito a fargli riconoscere la mia tastiera usb e buona parte dei controller usb che posseggo (dei 4, solo uno andava quasi bene).
Meglio con la visione dei video? Mica tanto. Sia con la app di Netflix che con quella di Amazon Prime Video è capitato che il sistema si bloccasse e comunque, nonostante la mia buona connessione domestica, i video si bloccavano di continuo.
Magari sono io che ho un rigetto verso android, magari sono incapace. Non lo so. Fatto sta che adesso penso di rimetterlo in vendita su Subito.it per 10 euro…
I am your father
Fin dal suo lancio, riconoscono che, dopo le serie Tv, la cosa più interessante del catalago Netflix siano i documentari. Su consiglio di un amico ho visto “I am your father”, una pellicola dedicata a David Prowse, l’attore dietro la maschera di Darth Fener (o Vader, se preferite). Una storia molto interessante, raccontata davvero bene. Senza svelarvi più di tanto, diciamo che per un evento non troppo chiaro, è poi entrato in rotta con George Lucas e, ancora oggi, non è MAI stato invitato ad una convention ufficiale di Star Wars. Se vi capita, ve lo consiglio veramente di vederlo.
Aranzulla superstar!
Se mai avete cercato in rete come fare per risolvere un problema informatico (di medio/basso livello), quasi sicuramente avete trovato lui tra i primi risultati: il famigerato Salvatore Aranzulla! Devo tra l’altro dire che, quando ne ho avuto bisogno, si è rivelato discretamente utile.
Ora quei geni del marketing che lavorano a Netflix, hanno pensato bene di utilizzarlo come testimonial per il nuovo spot per la serie Black Mirror (che prima o poi dovrò recuperare).
Sorgente: Salvatore Aranzulla è il nuovo testimonial di ‘Black Mirror’ | Motherboard